Ancora in azione i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Prato a tutela dell’imprenditoria onesta della Provincia, diretta al contrasto delle fenomenologie illecite storicamente radicate nel distretto industriale pratese.
La necessità di salvaguardare il consumatore finale dall’acquisto di merce contraffatta nella convinzione che i prodotti siano sicuri e certificati e nel contempo l’esigenza del Corpo di tutelare il tessuto produttivo italiano, particolarmente colpito dai fenomeni illeciti che ledono la proprietà intellettuale, ha indotto il Comando Regionale Toscana ad avviare delle attività di analisi ed elaborazione di percorsi ispettivi dedicati finalizzati a disarticolare le cosiddette “filiere del falso”.
In tale contesto, sulla base delle direttive operative del Comando Provinciale di Prato, il Gruppo di Prato ha effettuato numerosi servizi di osservazione e pedinamento, incrocio e sviluppo di elementi informativi acquisiti nell’ambito del controllo economico del territorio, oltre ad un’approfondita consultazione delle banche, individuando nella zona industriale pratese un’attività di commercio all’ingrosso di abbigliamento operante in violazione alla normativa vigente a tutela dei marchi registrati nazionali ed esteri.
L’attività ispettiva permetteva di sottoporre a sequestro circa 1,5 milioni di prodotti costituiti da capi di abbigliamento e accessori con marchi contraffatti e l’analisi della documentazione acquisita nel corso del controllo consentiva di identificare anche il fornitore dei prodotti sequestrati in una ulteriore azienda operante nel Macrolotto.
Al termine delle operazioni, i titolari delle attività commerciali sottoposte a controllo sono stati tutti denunciati all’Autorità Giudiziaria competente per il reato di commercializzazione di capi contraffatti.
Gli accertamenti tecnici effettuati con l’ausilio di un consulente specializzato permettevano di confermare le ipotesi investigative connesse alla contraffazione dei prodotti sottoposti a sequestro che hanno permesso all’Autorità Giudiziaria inquirente di rinviare a giudizio i responsabili.


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